“Essere Icaro. Superare il limite: caduta e conquista”
Il mito di Icaro: Dedalo, architetto del famoso Labirinto di Creta e padre di Icaro, è prigioniero nell’isola. “Se terra e acqua recludono, il cielo è aperto -così riflette, e costruisce delle ali con piume e cera per sé ed Icaro-.
Icaro, suo figlio ragazzo, gli sta addosso, e non sospettando di aver per le mani il destino, quando non acchiappa, raggiante, le piume che vagano nella brezza, ammorbidisce la cera dorata col pollice”. […] Dedalo lo istruisce: “Attento a volare a mezz’aria, Icaro, perché se vai troppo in basso le onde ti inzuppan le ali, il fuoco te le brucia se vai troppo in alto. Tieniti a metà fra gli estremi”. […] Gli ingiunge di stargli dietro, lo addestra nei rischi dell’arte, e nel batter le proprie ali, controlla le ali del figlio. Dal basso alcuni “li guardan a bocca aperta spadroneggiare nell’aria e li prendon per dei. […] Il ragazzo si lascia sedurre dal gusto folle del volo, abbandona la guida e, innamorato del cielo, punta più in alto. L’approssimarsi del sole cocente ammorbidisce la cera profumata che salda le piume; e la cera si squaglia; quello dimena le braccia spoglie e privo di remeggio non fa più presa nell’aria, e l’azzurro dell’acqua che ora da lui prende nome inghiotte quella sua bocca che invoca il nome del padre.”
[Da Ovidio, Metamorfosi (libro ottavo, 200-225), traduzione di Vittorio Sermonti]